Chi nella vita non ha mai fatto un puzzle? Siamo abituati fin da piccoli a conoscere queste tessere che si incastrano l’una con l’altra e che, dopo una lunga ricerca e composizione, vanno a formare un’immagine precisa.
Quasi tutti, dunque, conosciamo la soddisfazione e l’orgoglio che si prova a vedere la propria opera finita, non vedendo l’ora di incorniciarla per poterla fissare ogni quando vogliamo.
La nascita del puzzle
Questa tipologia di hobby nasce con le carte geografiche ed è stato inventato nel 1760 da John Spilsbury, il quale dipingeva su delle tavole di legno le mappe per poi ritagliarle in piccoli pezzi in base ai confini. Da allora il sistema si è evoluto variando i materiali, i soggetti e il numero di parti in cui scomporre l’immagine, per adattarli alle esigenze economiche e sociali.
Attualmente esistono svariate tipologie di puzzle, dai 10 pezzi per i bambini fino ad oltre 40.000 pezzi, dalle usuali immagini in 2d a quelle in 3d, fino ad arrivare ai quadri che utilizzano colori fluorescenti.
I benefici
Se parliamo poi dei benefici di questa attività ve ne sono diversi.
La capacità di problem solving e la percezione dello spazio aumentano, così come la memoria a breve termine.
Nei bambini, inoltre, è dimostrato che questo hobby sia in grado di sviluppare abilità matematiche e d’intuito, oltre a quelle sociali nel caso in cui si decida di condividere questo passatempo con la famiglia o con gli amici.
Per quanto riguarda gli adulti, invece, aumenta la concentrazione diminuendo conseguentemente lo stress dovuto ai pensieri che ci preoccupano nella vita quotidiana.
Personalmente il mio approccio di risoluzione di un puzzle si basa sull’isolare prima tutti i pezzi della cornice, comporla per poi unire progressivamente i pezzi in base ai colori e forme simili fino alla risoluzione dello stesso.
Su questo però non esiste un metodo universale, l’importante, come sempre, è divertirsi e distrarsi, passando del tempo in modo piacevole e rilassante.
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